Eravamo lì perché è lì che volevamo essere

di PAOLO RICCIOTTI

L'adrenalina che si prova sulla linea di partenza di una gara storica come il “Passatore”, che il prossimo anno compirà 50 anni, è qualcosa che non si può raccontare.

Puoi essere arrivato fin qui tranquillo e sereno ma, quando entri in griglia e inizi pian pianino a cercare quella che nella tua testa è la migliore posizione per partire, l'emozione si fa sentire. Nell'aria si percepisce quella tensione che fa vibrare la voce e che accende gli sguardi dei tanti amici che non vedevi da tempo: ci si saluta, una pacca sulle spalle, una stretta di mano, un abbraccio... è bello rivedersi, ma non raccontiamoci bugie, siamo tutti qui per altro e non vediamo l'ora di partire.


Non c'è nulla di epico o di eroico, anche se qualcuno prova a raccontarcela in un altro modo. Non siamo qui per salvare il mondo, non ci siamo schierati dietro la linea di partenza perché siamo l'ultimo baluardo dell'umanità nella battaglia contro le forze del male anzi… molto probabilmente siamo qui proprio perché, da qualche parte nelle nostre profondità, si nasconde quel "malessere" che non riusciamo in nessun modo a vincere se non in quei pochi momenti di grazia che ci regala la Corsa.


Parte il conto alla rovescia, l'ultimo sguardo d'intesa al socio, giusto per ricordargli che qualsiasi cosa succederà ci si vede domani in piazza a Faenza e... via, si parte!


Le strade sono strette, il tifo nei pressi alla partenza è galvanizzante.

Sgattaiolo come posso tra i tanti corridori, tanti quanti sono i pensieri del momento, e si attacca la prima salita, quella che mi porterà, in circa 1h40, in cima alle Croci.

Sto bene, mi sento in ottima forma e finalmente, ora si scende. Lascio andare le gambe fino a Borgo San Lorenzo, è da lì che inizia la seconda ed ultima (più o meno) salita impegnativa, quella che mi porterà al Passo della Colla.

Ed è quasi al termine di questa salita, che via via si fa sempre più impegnativa, che arriva "la crisi"; la stavo aspettando, senza girarci troppo intorno.

La verità è che ci iscriviamo a queste gare soprattutto per incontrare "la crisi".


Chi sostiene il contrario, mente!


"Benvenuta crisi! Vediamo di trovare il modo di metterci d'accordo perché, io non ho nessuna intenzione di fermarmi qui… mi aspettano a Faenza”.


Il resto del viaggio è tutto in salita, anche se il profilo altimetrico racconta un'altra storia. Dopo il cambio d'abito, riesco in qualche modo a correre fino a Marradi e di lì a poco sarò in Romagna. In qualche modo arrivo a San Cassiano: mancano circa 20 km... è fatta.


Impiegherò parecchio tempo prima di raggiungere il traguardo e passerò sotto l'arco dell'arrivo, felice e soddisfatto, alle 03:47:01 di domenica 26 Maggio.


È stata una notte lunga e impegnativa, passata a correre sotto un inaspettato cielo stellato; è stata, come qualcuno mi ha suggerito, una stupenda "sera dei miracoli".

Non sono un eroe. Non credo lo sia nessuno di quelli che sono partiti da Firenze e, in qualche modo, chi prima chi dopo, sono arrivati a Faenza.

Eravamo lì perché è lì che volevamo essere, perché ci piace questo sport essenziale dove ci sei tu, la strada e poche altre cose che non si raccontano, ma si corrono.


CORRI LIBERO!