La mia prima maratona

di GAETANO CERBONE

Il 23 ottobre 2022 è stata una data importante per me. Una data che non dimenticherò.
Ma forse è importante che io premetta che ho sempre odiato correre in passato, un po' per pigrizia un po' perché non riuscivo ancora a capire la bellezza della corsa, ma era circa un anno e mezzo che correvo in maniera costante grazie ad Andrea (Presidente del Team Camelot) e al gruppo di amici #albarunners. Grazie a loro che ho scoperto il piacere di correre.

Torniamo al 23 ottobre 2022...quel giorno ho disputato la mia prima maratona. Era da aprile che mi allenavo ininterrottamente per arrivare preparato alla gara. Mi ero posto l'obiettivo di terminare i 42.195 km in tre ore e 40 minuti, che per i più tecnici, equivale ad una media di circa 5'13" al km. Mai mi sarei aspettato fino a quel momento di poter percorrere una distanza così lunga e a quella velocità.

C'erano tutti i presupposti per far bene perché in allenamento ero già riuscito a percorrere 35 km al ritmo che desideravo tenere. Il giorno prima, nel momento in cui ho ritirato il pacco gara mi era presa un po' d'ansia. Infondo affrontare una distanza del genere non è da tutti e di questo ero consapevole. La sera, ho preparato tutto l'occorrente per il giorno dopo, ho fissato il pettorale sulla canotta verde della mia squadra, il Team Camelot, ed ho impostato per tempo la sveglia. Sveglia che non tardò ad arrivare.

Erano le 6 del mattino. Ho infilato i pantaloncini e la maglietta. Dopo una colazione leggera sono partito per Napoli dove ad aspettarmi c’era Andrea che, insieme ad altri amici, avevano l’ingrato compito di accompagnarmi nella mia prima maratona.
Una volta parcheggiata la macchina vicino la zona partenza, ci siamo visti con gli altri compagni di squadra. Dopo le foto di rito, un piccolo riscaldamento, la gara ha avuto inizio puntuale. Una scarica di adrenalina ha attraversato il mio corpo e dopo i primi cinque minuti di "ambientamento" mi sono messo al ritmo che volevo tenere. La giornata era calda, per essere il mese di ottobre. Il percorso della maratona prevedeva due giri identici di 21 km lungo le vie della città: da Piazza Plebiscito verso la Riviera di Chiaia fino a Mergellina dove era previsto un giro di boa per correre, sempre costeggiando il mare, verso la zona est della città passando per Piazza Municipio, il porto e poi ancora la zona Mercato e Brin. Da lì era prevista una nuova inversione di marcia per arrivare a Molo Beverello, percorrere in ambo i sensi il Corso Umberto e giungere finalmente a Piazza Plebiscito.
Al primo giro di 21 km tutto andava liscio, stavo bene e mi divertivo. Il passaggio alla mezza maratona è stato regolare rispetto al tempo programmato e tutto sembrava filare liscio.  Chilometro dopo chilometro il traguardo si avvicinava. Al km 28 ho iniziato a sentirmi stanco. Quella stanchezza dopo soli due km si è trasformata in sofferenza. Il famoso "muro dei 30" - di cui avevo sentito spesso parlare - si era presentato. Di lì a poco la mia gara si è trasformata in un calvario, dove ad ogni metro ho pensato di ritirarmi. Le gambe non giravano e il senso di arresa si faceva sempre più grande in me. È difficile spiegare a parole cosa ho provato in quegli ultimi 10 km. Riesco ancora a sentire le urla dei miei compagni che mi incitavano ad andare avanti, a non arrendersi. Sinceramente, in quei momenti, ho pensato anche che quella sarebbe stata la mia prima ed ultima maratona. Con questi pensieri che mi affliggevano, metro dopo metro, sono però riuscito ad arrivare alla fine. Vedere il traguardo è stata una liberazione per me. Avevo finalmente scalato il muro e percorso i famosi 42.195 metri in circa 3 ore e 45 minuti. Una volta arrivato, quasi del tutto sopraffatto dalla stanchezza e molto molto emozionato, mi sono accasciato a terra e solo con l’intervento del personale medico presente nella zona dell’arrivo e dei miei amici che mi hanno accompagnato lungo tutta la gara sono riuscito ad alzarmi. Avevo crampi e dolori dappertutto ma la soddisfazione di aver concluso la mia gara era più grande di qualsiasi altra cosa. Infondo il maratoneta è proprio questo: andare avanti nonostante le difficoltà… saper insistere… non demordere di fronte alla possibilità di realizzare un obiettivo importante sopportando fatica e frustrazione. La corsa quel giorno mi ha insegnato tanto ma soprattutto che l'unico limite che abbiamo siamo noi stessi. Sembra un aforisma, ma posso dire che fin quando non provi sulla tua pelle cosa significhi… resta tale. È stata un’esperienza unica nel suo genere che, adesso che sono lucido, posso dire che non tarderò a ripetere!

Approfitto per ringraziare ancora una volta Andrea, Paolo, Antonio e Gianni che mi hanno accompagnato chi per tutta e chi per gran parte della gara. Senza il loro supporto non sarei qui a raccontare la mia esperienza.

Buone gambe a tutti